TRAVAGOLA

La chiesa parrocchiale di Travagola


La chiesa è dedicata al SS. Salvatore ma è anche Santuario dell Madona di Caravaggio

Ricorrenza Madonna di Caravaggio: 26 maggio

Ricorrenza SS. Salvatore: 6 agosto

 

A Travagola la chiesa fu costruita intorno al 1516 e rifatta nel secolo scorso. Conserva una tela di Giovanni d’Antona. Con la cappella dedicata al culto della Madonna del Caravaggio, Travagola costituisce un centro mariano fra i più importanti dell’area feltrina e bellunese. Qui è custodito un dipinto di Francesco Frigimelica sul tema della Trasfigurazione. La parrocchia intestata al Ss. Salvatore fu fondata nel 1950. (fonte dalla rete)

Andando da Pedavena verso il Canalet, giunti sul dosso che conduce alla piazza di Travagola appare in bella vista, illuminata dal sole, la chiesa di Travagola, che sembra sia stata costruita nel 1516 cioè 500 anni fa. Molto suggestivo è raggiungerla percorrendo un breve viale alberato ad arco che si mostra nella sua totale bellezza in ogni stagione. Un basso muretto abbraccia la chiesa intitolata a S. Salvatore, la canonica e il piccolo monumento ai caduti.

La facciata, opera del Marchioro, semplice nelle linee, è composta da quattro lesene che sostengono il timpano triangolare; tra le due lesene centrali, raccordate da un arco a sesto ribassato, trova posto l’ingresso principale sormontato dallo stemma vescovile; più in alto sono presenti tre finte finestre che si chiudono ad arco a tutto sesto mentre un finto rosone risulta all’interno del triangolo del timpano. Due sono le cappelle e le porte laterali, e più arretrato trova collocazione il campanile.

L’interno di non vaste dimensioni è composto da una sola navata, chiusa in alto da una volta a sesto ribassato da cui pende un maestoso lampadario; importante è anche l’acquasantiera del 1641. A dividere lo spazio destinato ai fedeli dall’abside, un arco di trionfo conserva tracce di decorazioni ad affresco dove si può ancora leggere parte del corpo di S. Sebastiano trafitto da una freccia, pittura più antica delle decorazioni soprastanti. Il pavimento originale in lastre di pietra unisce la navata all’abside rialzata.

Nell’abside è presente l’altare maggiore con due preziose statue lignee antiche dipinte raffiguranti S. Pietro e S. Paolo, recentemente restaurate. Colonne corinzie raccordate da un arco anticipano la visione della pala d’altare con la Trasfigurazione: Gesù 40 giorni prima della Crocifissione tra Elia e Mosè, cioè la Legge e i Profeti, e in basso gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. I personaggi sono disposti simmetricamente rispetto alla figura del Cristo ed evidenziano un rigore formale unito ad una chiarezza comunicativa; i volti dei personaggi sono trattati realisticamente da sembrare dei ritratti fortemente caratterizzati. E’ un’importante opera attribuita al Frigimelica, pittore che risulta attivo in Feltre nel 1596 e protagonista del rinnovamento dell’arte nel Bellunese.

La cappella di S. Antonio di Padova, a sinistra, ha una storia particolare che merita di essere riportata dal libro cronistorico della parrocchia. Nell’estate del 1783 iniziò un’epidemia di bovini da Pren a Villapaiera, e si ipotizzò che fosse stata importata con alcuni manzi dall’estero. Colpì poi Pedavena e la Sega. Più inclemente fu a Facen, tanto che dal 20 dicembre al 1° marzo 1784 il paesino con le adiacenze venne isolato rigorosamente. Morirono più di 70 animali, che rappresentavano la risorsa, e in quell’inverno particolarmente nevoso si può immaginare quale potesse essere lo stato della povera gente segregata. Il Magistrato della Sanità inviò 10 soldati Schiavoni, mantenuti dalla gente del posto, per garantire con la disciplina il divieto strettissimo di spostamento al punto che anche il parroco poteva andare a Facen solo per casi estremi.

Travagola e dintorni non furono colpiti. In ringraziamento per lo scampato pericolo i parrocchiani decisero di costruire un nuovo altare, che sta a sinistra della navata, dedicato a S.Antonio di Padova, e commissionarono a Giovanni D’Antona un quadro a olio come ex voto, cioè a seguito di un voto.

Il pittore Giovanni D’Antona (figlio di Nicolò e Anna Maria Marsiai) fu allievo di Girolamo Turro. Non dipingeva per mestiere, solo per piacere. Non frequentò un’Accademia e questo lo limitò; rimase sempre nell’ambito feltrino, con dimora a Lamen.

La sua antica facoltosa famiglia, di cui si ha notizia fin dal 1512, aveva possedimenti anche nel Pedavenese; lo stemma era stato addirittura assegnato dall’imperatore d’Austria. Fino alla caduta della Serenissima ebbe un solo ramo, perché solo il fratello maggiore poteva contrarre matrimonio, metodo per mantenere l’agiatezza.

Giovanni D’Antona impresse molto sentimento nei dipinti a soggetto religioso che costituivano la maggioranza della sua produzione, e aventi come sfondo paesaggi tratti dalla realtà locale, alcuni dei quali ancora visibili. Importanti, oltre alle vedute feltrine, i ritratti. Secondo Mons. Vecellio, D’Antona fu anche ottimo copista, tanto da ingannare nel 1797 un ufficiale francese che esaminava opere di valore da “asportare” in Francia. Una notte sostituì un capolavoro del Turro che era presente nella chiesa degli Angeli con una copia che lui stesso aveva fatto precedentemente, salvando così l’originale.

Nel quadro ex voto di Travagola il pittore mise in evidenza la datatravagola_interno3 dell’epidemia scrivendo in basso: 1783-PER VOTO NEL PROSSIMO CONTAGIO DEGLI ANIMALI. Dipinse la Madonna del Carmelo e Gesù Bambino che mostrano gli scapolari (segno di salvezza, protezione e sostegno) tra S. Antonio di Padova (con il giglio) e il Beato Bernardino di Feltre (con tre monti, simboli dei ‘Monti di Pietà’, istituzione da lui stesso fondata). In basso, un putto alato con gli occhi rivolti verso l’alto sta seduto su un gradino. Per inserire i personaggi nell’ambiente, il pittore ha utilizzato come sfondo l’illusione di un catino absidale preceduto da due colonne.

L’altare completato fu benedetto nel 1789.

E’ invece del 1894 l’altra cappella dedicata alla Madonna di Caravaggio.

Precedenti antiche apparizioni della Vergine a Caravaggio (Bergamo) e a Pinè (Pergine Valsugana-Trento), luoghi di pellegrinaggi, convinsero ad aprire anche a Travagola un Santuario Mariano che nel tempo è diventato meta di devozione.

La struttura della cappella ripete nelle linee generali quella di sinistra. Al suo interno, in una nicchia, possiamo notare le due sculture lignee a tuttotondo, cioè tridimensionali, della Madonna in posizione eretta che appare alla contadinella inginocchiata.

La parete adiacente ospita numerosi ex voto; nel 1989 l’Associazione culturale “Antonio Vecellio” organizzò una mostra nella chiesetta di S. Anna a Pedavena e li espose. In quell’occasione fu fatto il censimento: risultavano 85 quadretti di diversa natura di artigianato popolare, 17 cuori metallici, oggetti vari di metallo più o meno prezioso, collane e stampelle. Questi materiali tradizionali sono tuttora utilizzati e non risentono delle nuove tecnologie, cioè computer o cellulari.

Spesso troviamo altrove tavolette lignee eseguite da pittori dilettanti o naif che rappresentano in modo semplice la scena dell’evento per il quale si ringrazia.

Nella chiesa non è attualmente visibile uno stendardo dipinto sui due lati, che veniva portato nelle processioni e anch’esso ex voto offerto dal popolo per Lire Venete 250. Nel 1855 un’epidemia di colera molto devastante risultò fortunatamente poco attiva nella zona. Venne scelto di raffigurare da un lato la stessa immagine del quadro del D’Antona, dall’altra S. Rocco e S. Sebastiano venerati come protettori dalle malattie contagiose. Il pittore incaricato fu Bruna Lot di Feltre, ottimo riproduttore di opere dei grandi maestri del passato.

La chiesa di Travagola ospita, perciò, sia ex voto di tipo popolare che di alta cultura come i dipinti dei pittori D’Antona e Bruna Lot.